Bandai Soul of Chogokin gx-60 Godsigma by Mazingetter

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God Sigma
Preparati i quattro componenti alla loro combinazione finale la trasformazione diventa un gioco da ragazzi ed è praticabile attraverso pochi, semplici steps senza necessità di forzature (leggi: se stai forzando hai sbagliato qualcosa quindi fermati e riguarda i passaggi effettuati). Terremoto e Nettuno si agganciano alle cosce (gambe di Tuono) con un semplicissimo e solido sistema ad incastro (liberabile premendo lo stesso tasto sulla faccia posteriore della coscia impiegato per rimuovere il blocco articolare del ginocchio di Tuono). L'aggancio è estremamente scorrevole, esente da forzature e da rischi di frizione tra le parti. Gli avambracci di God Sigma sono applicabili ad incastro al di sopra di quelli di Tuono. Bello il sistema per cui una delle facce dell'avambraccio è costituita da uno sportellino apribile così da far fuoriuscire il pugno ribaltato al suo interno. Per ovvie ragioni di spazio questi pugni risultano relativamente piccoli e sottodimensionati rispetto alla mole del robot ma fortunatamente sono rimovibili e sostituibili con un altro paio più proporzionato. La grande ala è anch'essa applicabile molto facilmente, anteriormente viene bloccata a pressione ai fianchi del robot e posteriormente con un perno che si aggancia in un alloggiamento ricavato nella parte bassa della schiena di Tuono. Intelligente l'idea di minimizzare le frizioni tra materiali lasciando la pettorina lievemente distanziata dal torace e dalla schiena di Tuono. Il risultato finale della trasformazione non potrà lasciarvi indifferenti, impagabile lo spettacolo di un massiccissimo mostro del peso di 1080 grammi per una altezza di 28 cm (30 al culmine delle ali). Ma come già detto altrove nell'ambito di questa recensione, non è comunque tutto oro ciò che luccica, in questo caso specialmente per gli amanti del metallo. Se infatti il peso risulta nel complesso assai soddisfacente, altrettanto non si può dire delle parti in zama a vista, veramente pochine: piedi, inserti neri alla base delle cosce e fianchi. Le restanti parti esposte del modello risultano infatti composte da plastica. Ancora una volta, come nel Daltanious, si ripete il paradosso di un modello con peso più che invidiabile ma esteriormente del tutto (o quasi) in plastica. Non che personalmente la cosa mi tocchi più di tanto, ma posso comprendere come questo aspetto possa infastidire, e non poco, gli altri appassionati. Se infatti l'uso della plastica ha in questo caso un valore per gran parte funzionale e teso a minimizzare i rischi di sverniciature, graffi ed amenità simili, è innegabile come certi segmenti, anche se realizzati in metallo (di primo impatto mi vengono in mente le spalle), non avrebbero comunque comportato particolari problematiche (forse di bilanciamento?). Ad ogni modo, come ottima era la cura e la verniciatura dei singoli componenti, prevedibilmente risulta altrettanto soddisfacente quella del robot assemblato. Un cenno a parte deve essere dedicato all'effetto “catarifrangente” che Bandai ha voluto dare alla grande V delle grande ala sul petto del robot (che nell'anime è di color rosso fuoco uniforme). Anche se la cosa risulta decisamente poco fedele debbo dire in tutta sincerità che la trovo azzeccatissima e che l'effetto tridimensionale che trasmette ben si amalgama con il resto della struttura sposandosi a meraviglia con gli analoghi effetti realizzati sui toraci di Nettuno e Terremoto. Le linee sono complessivamente abbastanza fedeli all'anime anche se, dalla cintura in giù il mostro strizza l'occhio al godaikin vintage presentandosi un po' troppo massiccio e sproporzionato, soprattutto rispetto ad un paio di braccia forse sin troppo esili, tributo in parte obbligato e dovuto alle necessità imposte dalla combinazione e compromesso a mio modo di vedere tutto sommato accettabile. L'aspetto risulta, quanto ad armonia delle linee, buono anche sul versante posteriore dove (a patto che non si abbia il cattivo gusto di lasciare appesi i piedi di Tuono) non si rilevano particolari brutture...... chi ha detto Daltanious?! Un modello così imponente e monolitico nella sua struttura tende a trasmettere inevitabilmente un'idea di staticità e scarsa posabilità. Ebbene, mai ci fu sensazione più sbagliata! Le caviglie hanno discreti movimenti di inclinazione, sia mediale che laterale e, così come quelle dei robot nativi, non hanno escursioni sul piano sagittale non potendo quindi flettersi o estendersi. Le ginocchia hanno mobilità assai limitata, la flessione non supera  i 30 gradi. In realtà la vera sorpresa del modello sono le anche, in grado non solo di assecondare, ma addirittura di superare in prestazione i limiti delle caviglie allargandosi in modo più che sufficiente e comunque oltre la capacità di queste ultime di inclinarsi. L'impossibilità delle caviglie di fare in modo che le piante dei piedi poggino per intero in terra quando le gambe sono molto allargate sono però in parte sormontabili sfruttando il movimento di rotazione delle cosce, anch'esso molto ampio ed imprimibile ancora una volta a livello dell'anca dove l'arto inferiore ruota fino a 180 gradi arrivando a girarsi completamente all'indietro. Intelligente l'introduzione di una piccola cerniera che permette lo spostamento in avanti della parte anteriore del gonnellino in modo da evitare che, con la rotazione dell'anca, i movimenti possano essere limitati dal contatto con l'angolo interno della coscia. Così facendo è possibile liberare l'arto inferiore da questo ingombro sterico sfruttando tutte le potenzialità dello snodo. L’anca (che agisce come articolazione ad attrito in tutti i suoi movimenti) presenta pure escursioni complessivamente buone in estensione e modeste in flessione. Gli arti superiori, essendo gli stessi di Tuono, quanto a movimenti registrano tutti i pregi e difetti già segnalati parlando di quest'ultimo. Lo stesso dicasi per il collo, sempre sottolineando come in modalità God Sigma la possibilità di allungare anche solo leggermente questo segmento come già detto sia di fondamentale importanza per non far apparire la testa eccessivamente incassata tra le spalle e per questo motivo anche meno sottodimensionata di quanto in realtà non sia. Gli unici due accessori del robot sono la grande spada laser (veramente bella) e lo scudo. Quest'ultimo, sganciabile dalla faccia posteriore della grande ala proprio come nell'anime, sembra decisamente troppo piccolo e sottodimensionato per un bestione di queste dimensioni. Se è vero che anche nella serie tv lo scudo non era poi così voluminoso, è altrettanto innegabile come metterne a corredo uno più grande e proporzionato di quello sganciabile sarebbe stata certamente un'idea assai apprezzata. Bella, anche se non fedele a quanto visto, l'idea di simulare l'estrazione della spada dalla grande ala con un semplice adattatore applicabile su quest'ultima. Carina anche la riproduzione sulla faccia ventrale delle ali dei pannelli apribili per la simulazione delle bocche di emissione dello scudo di sigma (un insieme di potenti raggi laser usati dal robot come arma di attacco). Nessuna novità significativa invece sul versante delle basetta portaoggetti, dell’abituale colore nero, è certamente carina, funzionale e tale da permettere l’esposizione di tutti gli accessori in dotazione, senza comunque discostarsi troppo da quelle dei componibili che l’hanno preceduta. Nella fattispecie Bandai ha peraltro corredato il modello di un secondo piedistallo espositivo di plastica trasparente che può essere alternativamente usato come basetta per la Grande Ala (quando si espongono i 3 robot separati) o per gli snodi rimovibili del ginocchio e le antenne intercambiabili delle spalle di Tuono (se si espone il modello assemblato).

In conclusione
Anche se, come detto, almeno esteriormente il modello si presenta quasi totalmente in plastica, è innegabile la bontà del lavoro svolto da Bandai  nella realizzazione di questo gx-60 che, rispetto ai suoi predecessori, segna alcuni importanti punti a favore tra cui la maggior cura di verniciatura e dettagli (a parte quelli segnalati sulla grande ala e sull’arco di Tuono non ho rilevato altri segni di distacco da sprue nonostante le molte parti in plastica) ma soprattutto una trasformazione che riproduce in modo estremamente fedele in ogni suo passaggio quanto osservato in video (con buona pace di alcuni precedenti, seppur tecnicamente validissimi, stravolgimenti, tipo Daimos...), il tutto con l’accorta scelta di materiali e soluzioni tecniche finalizzati a ridurre al minimo le eventuali frizioni/sverniciature/graffi. Se a questi aggiungiamo una dotazione in accessori soddisfacente, un grado di posabilità più che dignitoso ed un peso di tutto rispetto il giudizio finale non può non essere più che positivo. Insomma, per me è e rimarrà a lungo uno tra i migliori Soul of Chogokin mai prodotti. In questo caso la conclusione finale è una sola: comprate non appena ne avrete l’occasione questo gioiello e non ve ne pentirete. Perfetto, a questo punto credo di aver esaurito il mio compito ragguagliandovi su tutto ciò che di veramente importante c’era da comunicarvi sull’imperatore dello spazio, adesso tocca a voi stabilire, non appena potrete toccare con mano, quali siano le risposte ai quesiti da me sollevati in apertura di recensione. Fatemi sapere che cosa ne pensate sulle pagine del nostro forum dove vi attendo numerosi! Un affettuoso saluto a tutti ed un arrivederci alla prossima recensione da Stefano-Mazingetter!

 

 

 


Mazingetter

(le foto sono state realizzate da SHIN)


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