SRC RAIDEEN THE BRAVE BANDAI by Haran Banjo

La fin qui fortunata serie Super Robot Chogokin di Bandai si arricchisce di un nuovo modello che già abbiamo avuto modo di apprezzare nella serie regina Soul of Chogokin:
Raideen the Brave.
La serie animata “Yusha Reideen” fu trasmessa per la prima volta in Giappone il 4 aprile del 1975 e, dopo 50 episodi, vide la fine il 26 marzo del ’76. Nonostante questa non sia mai arrivata in Italia tendiamo a ricordarci il mecha, sicuramente particolare e di ottimo impatto estetico, forse grazie ai vecchi giocattoli allora in produzione e che fecero la felicità dei bimbi anche qui nel Bel Paese.
Come vedremo le soluzioni tecniche adottate per questo modellino sono del tutto identiche agli altri fin’ora usciti, ma un pochino più distanti dalla controparte SOC. E non parlo della sola altezza.Diamo, per prima cosa, un’occhiata alla scatola uguale in tutto e per tutto a quella degli altri SRC se si esclude il recente Mazinkaiser-SKLL.
19,5 centimetri d’altezza, 17 di lunghezza e 5,5 di profondità. Il Raideen in versione dinamica mentre usa l’arco e le strisce temporali che attraversano la scatola donano mobilità e profondità alla confezione. Dietro di essa vengono raffigurati alcuni accessori e alcune pose che il modello può adottare. Insomma, una confezione pratica e molto semplice.Al suo interno (oltre al foglietto illustrativo in bianco e nero) vi sono 2 blister di plastica trasparente ove sono riposti il modello e tutti gli accessori.
Dopo aver smadonnato per togliere tutto il nastro adesivo che questi maniaci giocattolari applicano sui 4 lati dei blister, estraiamo dalla confezione il modello. Nessun sacchettino, in questo caso, come troviamo di solito nei SOC, ma un semplice giro di cellophane intorno alle parti più esposte: spalle, testa, busto. Non alle gambe, strano.
La qualità dei materiale è, come spesso avviene con quest’azienda, ottima. Le parti in metallo sono poche e lo sapevamo già in partenza: busto e gambe (dal ginocchio in giù). Tibia e perone in metallo significano maggiore stabilità (cosa di cui non gode la controparte più grande) e, infatti, il modello è ben piantato per terra.
Anche gli accessori sono di pregevole fattura e sono il minimo essenziale. Oltre alle solite mani presenti (ben 4 paia più quelle in dotazione al modello), all’arco, alla freccia e ad un pugnale, ad una faccia con bocca aperta, sono presenti 4 pezzi che servono per trasformare il mecha in versione God-Bird: testa di ricambio, ali con zampe aggiunte in un unico pezzo, una parte del bacino e della struttura delle gambe, che serve a mo’ di stand per la conformazione God-Bird e delle apposite lame di ricambio.Lasciamo da parte per un attimo gli accessori e dedichiamoci al modello.Abbiamo già detto che la stabilità è ottima (ah, ci sono snodi a scatto alle ginocchia e ai gomiti), vediamo se passa l’esame della posabilità.Questo Raideen non avrà la stessa dinamicità dei fratelli che l’hanno preceduto, ma d'altronde le lunghe lame sugli stinchi lo impediscono un po’. Non sta in ginocchio non perché lo snodo non lo consenta, ma proprio a causa delle lame di cui sopra. Altri limiti vengono dalla testa e non poteva essere diversamente. Le braccia hanno un’ottima escursione, così come le ginocchia, ma il pezzo forte è il busto dotato di ben 2 snodi basculanti, che regalano al modello torsioni da ginnasta.
Questo snodo è stato realizzato esattamente come quello dei Mazinga usciti sempre in questa serie e non soffre di sindrome da Tony Manero che affligge lo Shin Jeeg della stessa casa produttrice.Il modello assume pose davvero piacevoli, persino la più ostica (impugnatura dell’arco) è di facile realizzazione e le diverse mani comprese lo rendono appetibile a chi, come me, ama giocare con questi modellini.
La trasformazione in God Bird è molto semplice, ma se non si ha uno stand per esporlo così è francamente inutile. Almeno che non lo si voglia posare “impennato”….Non mi dilungherò oltre, sulla descrizione di questa configurazione.
Una parolina lo merita lo sculpt: perfetto. Insomma, è lui, E’ Raideen e chi oserebbe affermare il contrario non sarebbe nel giusto.
La verniciatura è ottima, così come le rifiniture delle piccole parti (i 2 volti compresi sono eccezionali). Unica nota stonata sono 2 bei segni di sprue staccato male su entrambe le braccia, per giunta sul davanti. Inezie, in un oggetto così piccolo.
Arrivo a veloci conclusioni scrivendo che il modello (visto anche il costo decisamente non elevato) merita veramente. Da avere se non si ha il SOC oppure di semplice accostamento all’altro per chi ce l’ha. Certo, le scale sono diverse, ma magari esposti in maniera prospettica si nota meno.
E’ tutto, alla prossima!

Marco, alias Haran Banjo.

(le foto sono stae realizzate dall'autore dell'articolo)