Dopo i Brave Gokin 36 e 37, Jeeg e Big Shooter, CM’S chiude  il trittico dedicato all’anime Kotetsu  Jigu con l’uscita numero 38, rappresentata dai moduli opzionali terrestri,  marini ed aerei  del Jeeg stesso. La  stessa serie animata sarà ulteriormente omaggiata, a distanza di pochi mesi,  dalla commercializzazione per la serie di action figures Gutto Kuru della  stessa CM’S, di una bella riproduzione della regina Himika, sovrana del popolo  Aniba e nemica per antonomasia del robot d’acciaio. Il Brave Gokin 38, Jeeg  Optional Parts Set, è stato immesso sul mercato sul finire dell’agosto 2012,  come da tradizione in più varianti, per la precisione 4:
                    
                      - Jeeg’s Optional Parts Set normal version (con la  dotazione di un solo busto)
 
                      - Jeeg’s Optional Parts Set normal version (corredata di  3 busti e prodotta per il mercato italiano)
 
                      - Jeeg’s  Optional Parts Set metallic version 
 
                      - Jeeg’s  Optional Parts Set black version
 
                    
                    La versione su cui verte la presente recensione è quella  dotata di 3 busti, che di fatto non differisce in niente dalla normal se non,  appunto, nel numero di tronchi in dotazione.
                    La confezione
  Come da tradizione CM’S, la scatola ha le sue belle  dimensioni, sostanzialmente sovrapponibili a quelle della confezione del Jeeg,  e cioè 48 x 35 x 10 cm per il peso relativamente contenuto di 1280 grammi.  Sull’anteriore sono riprodotte le varie optional parts ed i relativi assetti,  le aeree al centro, le terrestri a sinistra e le marine a destra. In basso il  nome del modello è caratterizzato dalla solita colorazione arcobaleno molto  “giocattolosa” già usata per il Big Shooter. Sul retro le stesse optional parts  vengono illustrate nelle possibili modalità di assetto e nei relativi gimmicks.  Nel complesso, quindi, niente di nuovo e strabiliante rispetto a quanto visto  sinora.
                    Il contenuto
  La scatola è interamente occupata da un grosso contenitore  in polistirolo all’interno del quale trovano alloggiamento i vari componenti  separati nei singoli segmenti. Sul versante principale, chiuso da un tappo in  polistirolo, troviamo pertanto, contenuti ciascuno nella relativa bustina  protettiva di plastica trasparente: un busto scomposto in testa, torace, addome  e bacino; le earth parts suddivise in gambe, cosce, ruote dentate, braccia e  trivelle; le sky parts divise in gambe, cosce, ali, missili e modulo di volo;  le gambe, cosce, braccia, missili subacquei ed avambracci delle marine parts.  Sul versante opposto al vano principale troviamo, contenuti nella relativa  busta di plastica ed ancorati al polistirolo con una semplice striscia di scotch,  i due busti aggiuntivi (già composti ed in tutto e per tutto uguali, quindi  calamitati, a quello reperibile sul lato principale) e le griglie a supporto  dei tappi coprivite (per quanto riguarda questi ultimi non credo che sarebbe  stato chissà quale problema aggiungere i tappi per i busti aggiuntivi, che  viceversa non sono stati inseriti). Le istruzioni, come da tradizione  CM’S, sono sintetizzate sull’abituale,  sbrigativo foglio a colori piegato in quattro parti e stampato su entrambe i  lati (a quando un bel libretto in stile Bandai o Max Factory? Attendiamo  risposta anche da Fewture…..)
                    Il modello
                    Earth Parts
  Partiamo col dire che se acquistate il modello e già  possedete il Brave Gokin 36, potete scordarvi un busto analogo a quello del  suddetto gokin, e cioè ricco di metallo   ben pesante e lucente. I tronchi a corredo di questo Brave Gokin,  verosimilmente per motivi di stabilità, sono infatti stati realizzati  interamente in plastica, e si vede, non solo per il peso….. Per accettabili e  ben verniciati che siano, infatti la differenza è abbastanza chiara, già a  partire dal colore del torace che tradisce molto chiaramente la composizione in  plastica. Insomma, il giallo non è certo quel bel colore vivace tipico del  metallo verniciato che abbiamo potuto apprezzare nel Jeeg, ma risulta  decisamente più smorto. Se possedete entrambi i modelli vi invito a fare questo  confronto. Nelle Earth Parts (missili superperforanti in italiano) sono di  metallo le cosce e le braccia, tutto il resto (piedi e gambe, trivelle, ruote  dentate e tronco) è in plastica. Il peso alla fine e tutto sommato, per una  altezza di 16.5 cm, non è neanche così male (295 grammi, principalmente  conferiti dalle cosce che insieme da sole ne costituiscono oltre un quarto). La  verniciatura sia per le parti metalliche che per quelle plastiche, come da  tradizione CM’S, è ben curata e soddisfacente, così come lo sono alcuni  dettagli (vedi i nastri cingolati mobili in gomma sulla parte anteriore delle  gambe, anche se trasmettono una certa sensazione di fragilità...). Anche la  differenza cromatica tra parti a composizione diversa ma dello stesso colore  (leggi gambe e cosce) tutto sommato non si apprezza molto se non nel differente  grado di opacità dei materiali. Discutibile la scelta dell’oro opaco per la verniciatura  delle trivelle. La stabilità è abbastanza buona, e la notizia non è da  sottovalutare viste le esperienze dei passati magnetici CM’S (Jeeg compreso).  Di fatto la sensazione è che in questo caso si debba giocare con gli equilibri  del modello molto meno di quanto non si sia chiamati a fare con i precedenti  calamitati CM’S per dare stabilità alle pose, complice la superficie d’appoggio  gommata dei piedi. Viene comunque da chiedersi perché i pesi siano stati  distribuiti in modo così apparentemente irrazionale. In altre parole mi domando  (senza peraltro trovare una risposta se non nell’abbattimento dei costi di  produzione) perché non si siano volute realizzare anche le gambe e i piedi in  metallo, cosa che, oltre ad essere fattibilissima, avrebbe conferito una  stabilità ancora migliore al modello (e dato maggior soddisfazione a noi  collezionisti). Per quanto riguarda le articolazioni ve ne sono pochissime a  scatto (fanno eccezione le spalle dove oltre alla calamita intervengono i  dentini che, sulle ruote dentate, si ingranano con quelli delle spalle). Se  infatti è intuitivo come i punti di snodo calamitati debbano essere giocoforza  ad attrito, trovo poco condivisibile l’uso di semplici snodi a sfera a livello  delle caviglie (se si tirano i piedi si staccano tranquillamente) dove  l’articolazione a scatto avrebbe potuto offrire maggior stabilità e tenuta nel  tempo. La posabilità nel complesso è modesta, le caviglie si inclinano poco e  le ginocchia non arrivano a piegarsi neanche a 45 gradi. Le anche avrebbero  potenzialmente dei buoni movimenti di abduzione nonché di flessione ed  estensione, ma tutto viene praticamente vanificato dall’ipomobilità delle  articolazioni poste a valle. Il tronco ha modesti movimenti di torsione al  passaggio addome-bacino e di inclinazione allo stacco bacino-torace. La testa  ha escursioni limitate in torsione laterale (così come nel Jeeg) e discreta  estensione (fondamentale in questo caso per la simulazione delle pose in  assetto orizzontale). Le ruote dentate possono ruotare e si è scelto di  realizzarle con le punte su di esse direzionate in senso opposto (anche se  nell’anime a onor del vero avevano inclinazione analoga o opposta a seconda del  fotogramma). Nella parte interna della loro porzione bianca sono riportate  delle lettere, in alto rispettivamente L (left) e R (right) per dare  indicazioni sul lato di applicazione ed in basso, su entrambe, le lettere F  (front) e R (rear) per suggerire quale parte posizionare frontalmente e quale  posteriormente. Le spalle, che si agganciano sul tronco con un sistema  calamitato, si articolano con le ruote dentate grazie a dei dentini di plastica  analoghi alla soluzione già adottata nel Jeeg. Si abducono con un sistema a  scatto a 90 gradi e ruotano liberamente a 360 gradi. Le trivelle, dotate di calamite,  si agganciano agli avambracci con un sistema ad incastro con la costante  conseguenza che, quando le si rimuove la calamita resta regolarmente attaccata  al braccio stesso.
                    Marine Parts
  La riproduzione del modulo subacqueo è stata realizzata,  almeno dal punto di vista della composizione, sulla falsariga delle Earth  Parts, nel senso che le uniche parti in metallo sono anche in questo caso  rappresentate dalle cosce e dalle braccia a differenza di gambe, tronco ed  avambracci, interamente in plastica. In questo caso, a fronte di una altezza  sovrapponibile a quella dei componenti terrestri, il peso si presenta più  contenuto, pari per la precisione a 229 grammi (75 solo le cosce). La  verniciatura si conferma anche per questo modulo assai curata sia nei segmenti  in metallo che in quelli di plastica sui quali peraltro non si rilevano segni  di distacco dalle sprue. La stabilità, favorita dalla superficie gommata della  pianta dei piedi, è tutto sommato discreta ma la posabilità anche in questo  caso è relativamente limitata. Le caviglie sono ad attrito (snodi a sfera) e si  inclinano poco così come le ginocchia hanno movimenti di flessione molto  limitati. Per le anche valgono pertanto le stesse considerazioni già fatte per  le Earth Parts e cioè che hanno buoni movimenti i quali rimangono però fini a  loro stessi per la relativa ipomobilità delle altre articolazioni dell’arto  inferiore. Le spalle sono dotate dello stesso sistema dentato già adottato nel  Jeeg che permette una rotazione a 360 gradi, ma in questo caso le sfere sono  parzialmente svincolate dalla spalla grazie ad una cerniera che le fa inclinare  in modo che escano dalla loro sede per permettere l’avvicinamento dei due  avambracci nell'assetto orizzontale. Tali cerniere risultano ben evidenti  all’altezza dell’ascella e sinceramente non sono un bel vedere…. Gli avambracci  si attaccano alle braccia con aggancio calamitato. Il movimento di flessione al  gomito supera peraltro i 90 gradi, tale escursione è permessa soprattutto dalla  sfera presente sul braccio e flessibile a 90 gradi ed in minor misura dalla  mobilità e dal gioco della coppetta calamitata alla base dell’avambraccio sulla  relativa sfera. Brutto, e non mi stancherò mai di dirlo per tutti i prodotti  CM’S vista l’inutilità di certi gingilli, il voluminoso tasto nero per lo sparo  dei missili sottomarini dal momento che abitualmente non giocherello con i miei  modelli (come credo tutti o quasi, noi) divertendomi a sparacchiare pugni o  razzi a molla per la stanza (peraltro con il rischio di perderli…). Carina e simpatica,  viceversa, l’idea di rendere mobili le eliche presenti sulle gambe. La  conversione in “sottomarino” è divertente e realizzata in modo elementare così  come la semplicità della cosa richiedeva.
                    Sky Parts
  Chiudiamo la nostra carrellata su questo modello con  l’analisi del modulo aereo. Di queste sono in metallo i piedi e le cosce, per  il resto, fatta eccezione per alcuni dettagli in metallo del modulo da  applicarsi sulla schiena (la parte gialla centrale), i restanti segmenti sono  di plastica. Il peso supera quello di Earth Parts e Marine Parts essendo pari a  271 grammi, ma a onor del vero a differenza delle due suddette configurazioni,  in questo caso il “trabiccolo” sulla schiena gioca dal punto di vista ponderale  un ruolo decisamente significativo. Ancora una volta si conferma l’ottima  verniciatura, la relativa mancanza di segni di distacco dalle sprue sulle  plastiche e l’uniformità cromatica di gambe e cosce nonostante la diversa  composizione. La stabilità è assai precaria se l’aliante è agganciato alla  schiena (difficilmente si tiene in piedi se non sfruttando l’appoggio del  modulo stesso a terra), in sua assenza è viceversa più che accettabile. Anche  in questo caso è stata gommata la pianta dei piedi per fornire maggior presa al  piano di appoggio. Per la posabilità si conferma in parte quanto sinora già  detto per parti terrestri e subacquee, nel senso che forse è leggermente  migliore per una maggior mobilità delle caviglie, ma rimane comunque limitata  in corrispondenza delle ginocchia con anche pertanto ben mobili ma non  funzionali. La trasformazione dell’aliante sulla schiena è peraltro  ingegneristicamente assai valida e divertente da realizzare (anche se ci si  perde nel bicchier d’acqua di un aggancio alla vita del robot a dir poco  approssimativo). Anche in questo caso CM’S non ha comunque mancato di  omaggiarci di un scelta tecnica a dir poco rischiosa ed agghiacciante. Quando  si introducono le gambe dentro al modulo per la trasformazione in “aereo” è  necessario ripiegare i piedi di 90 gradi sull’interno gamba. Questo movimento è  svolto da un perno in plastica molto rigido, apparentemente esile e governato  da uno snodo a scatto per cui ogni volta che si aziona questo sistema si ha la  netta, sinistrissima sensazione che ad ogni scatto il nostro perno rischi di  rimanerci spezzato in mano da un momento all’altro. Personalmente ho praticato  questa manovra almeno 3 volte e   fortunatamente non è mai successo nulla, ma se volete un parere in  materia, vi sconsiglio vivamente  di  sfidare la sorte per cui mi limiterei a non più di un solo tentativo giusto per  capire la modalità di trasformazione. In questo più che in altri modelli CM’S  si rende stridente la mancanza di uno o più stand espositivi i quali (vista la  possibilità di assetti orizzontali non solo per le Sky Parts ma anche per gli  altri due moduli) sarebbero stati più che mai doverosi e graditi. Anche da  questo punto di vista valgono pertanto le considerazioni già fatte per le  istruzioni, ma evidentemente CM’S da questo orecchio pare proprio non volerci  sentire.
                    Conclusioni
                    Con l’Optional Parts Set si chiude il trittico di Brave Gokin dedicato a  Jeeg. Il progetto va in archivio con una sufficienza piena ma con ben più di  un’ombra. Nella fattispecie direi che il lavoro è stato svolto tutto sommato in  maniera pulita ed onesta (non che le Optional Parts richiedessero chissà quale  sforzo realizzativo, sia chiaro…) e la sensazione complessiva è quella di non  aver preso la stessa fregatura patita con il Big Shooter, il tutto a fronte di  un prezzo che seppur eccessivo (ormai con CM’S, purtroppo, è tristemente la  regola), garantisce almeno con questa versione dotata di 3 busti, la  possibilità di portarsi a casa 3 gokin in un sol colpo. Come per tutti gli  ultimi prodotti CM’S diventa pertanto difficile dare consigli sul prezzo  raccomandabile. Ragionando razionalmente direi che nel complesso il prodotto  non dovrebbe valere più di 120 euro, se invece si va a considerare l’attuale  realtà di mercato già 150 euro sarebbero una ottima cifra visti i prezzi da  capogiro che si vedono sparare. Come al solito sta a voi trovare, se mai ci  riuscirete, il punto di incontro tra il lato affettivo e quello più  realisticamente pecuniario. Detto ciò anche per questa recensione è tutto, vi  saluto ancora una volta affettuosamente invitandovi a continuare a seguirci  sempre più numerosi sia sulle pagine del sito che su quelle del forum 
                     
                    Mazingetter
                    (le foto sono state realizzate dall'autore dell'articolo)